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Cresce la richiesta di corni, rinoceronti in pericolo
La richiesta di corni di rinoceronte per la medicina tradizionale asiatica è in aumento. E questo significa una sola cosa: che gli animali sono in pericolo, e che il bracconaggio potrebbe intensificarsi al punto da vanificare tutti gli sforzi che sono in corso da decenni per salvare queste preziosissime creature.
Il rinoceronte di Java, ad esempio, si è ufficialmente estinto in Vietnam nell’autunno del 2011.
A denunciare l’emergenza corni è il Southern Africa Rhino Management Group, che considerato l’incremento delle azioni di bracconaggio teme che ben presto il numero dei morti supererà quello dei neonati. Una condizione che porterebbe inevitabilmente all’estinzione della specie.
In Sud Africa, nel 2007, sono stati tredici i rinoceronti uccisi. Nel 2011, questo numero si è trasformato in uno spaventoso 448. Dall’inizio del 2012, gli esemplari eliminati per il loro corno sono già 200.
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Kenya: i ranger sparano e uccidono 5 bracconieri
I ranger sono arrivati al punto di dover sparare, per fermare i bracconieri che massacrano i pochi elefanti rimasti in maniera sistematica. Il fatto è accaduto negli scorsi giorni a Nairobi, in Kenya, dove cinque bracconieri sono stati uccisi e circa 50 chili di zanne d’elefante recuperate.
A rendere noto quanto accaduto nella zona ovest del Paese è stato il portavoce del Kenya Wildlife Service, Paul Udoto, che ha anche reso noto il ferimento di due ranger durante il conflitto a fuoco. Il conflitto, durato circa quaranta minuti, ha visto i bracconieri sparare contro le guardie utilizzando fucili d’assalto AK-47 – di norma arma d’elezione anche per l’uccisione degli elefanti.
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Alessandria: bracconieri in azione, capriolo aggredito dai cani e poi fucilato
È un capriolo la vittima dell’azione di bracconaggio avvenuta negli scorsi giorni nell’alessandrino, a Terzo. L’esemplare, una femmina, è stata notata da alcuni residenti mentre vagava gravemente ferita. Era stata con tutta probabilità aggredita dai cani dei cacciatori.
I cittadini hanno comunque avvisato la vigilanza faunistica, e il veterinario ASL intervenuto sul povero animale ha riscontrato un danno irreversibile alla colonna vertebrale: il capriolo era stato colpito da una fucilata in piena schiena.
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Congo: toccherà ai segugi fiutare i bracconieri di elefanti
Per fermare i bracconieri sterminatori di elefanti si tenta di tutto, persino il talento infallibile dei segugi.
A causa dell’esponenziale incremento di elefanti uccisi per le loro zanne, tanto il governo del Congo quanto gli animalisti locali hanno valutato che il fiuto dei cani possa contribuire ad estirpare alla radice il problema. I segugi hanno iniziato le loro operazioni lo scorso lunedì.
La notizia è arrivata dal Virunga National Park, la più antica riserva faunistica del Paese.
A quanto pare, i cani sarebbero effettivamente in grado di fiutare l’avorio delle zanne.
“Siamo estremamente soddisfatti dei risultati finora ottenuti”, ha dichiarato Emmanuel De Merode, manager del parco, riferendosi alla rapidità con cui i segugi sono riusciti a guidare i ranger fino ad un gruppo di bracconieri che vivevano in un vicino villaggio di pescatori.
“Questi cani sono stati addestrati per un anno e, assieme ai ranger, si dimostrano molto efficaci”.
Il primo utilizzo dei cani si è avuto a seguito del ritrovamento di un elefante morto all’interno del parco.
“Gli avevano strappato le zanne dal muso”, spiega De Merode. “Si trattava di una scena del crimine molto complessa perché l’assassinio era avvenuto quattro, forse cinque giorni prima, e il corpo era stato gravemente compromesso”.
Dodi e Lily, i due segugi, sono a quel punto entrati in azione. È bastato loro annusare la carcassa, il cui aspetto era orribile (la vedete nella foto in apertura), per partire di corsa.
I cani hanno seguito la pista per circa cinque miglia fino ad arrivare ad un villaggio vicino, prevalentemente abitato da pescatori.
“Un’unità di ranger ha pattugliato la zona durante la notte e all’alba ha intercettato un gruppo di bracconieri che, per tutta risposta, hanno aperto il fuoco. In breve tempo, sono fuggiti abbandonando le armi sulla scena”.
Gli esperti del parco ritengono che i segugi avranno un impatto significativo sull’annosa questione del bracconaggio. Il programma è stato fondato in Europa e gli animali specificamente addestrati in Svizzera, presso un centro che fornisce cani poliziotto agli Stati Uniti e al Vecchio Continente.
Nella foto: Dodi e Lily accanto al corpo martoriato dell’elefante.
Thailandia: associazione denuncia bracconaggio, le portano via 103 animali
Vendetta: questa potrebbe essere la motivazione dietro al furto di 103 animali in una riserva dopo che l’associazione che la gestisce aveva denunciato episodi di bracconaggio nella zona.
L’associazione di soccorso thailandese-australiana Wildlife Friends Foundation Thailand aveva qualche giorno fa denunciato l’uccisione o il prelevamento dal territorio, da parte dei bracconieri, di numerosi cuccioli di elefante nel Paese.
I testimoni di quanto accaduto parlando di numerosi animali – incluse specie protette come la tigre che vedete medicata nella foto in apertura – siano stati feriti durante il raid, durato quattro giorni, nella riserva dell’associazione. Raid che ha visto coinvolti un centinaio di uomini appartenenti alle forze dell’ordine thailandese, armati fino ai denti e con il volto coperto da passamontagna.
Impossibile pensare ad una casualità, dal momento che l’aggressione segue di pochi giorni la denuncia da parte del Wildlife Friends Foundation Thailand.
Il presidente dell’associazione, Edwin Wiek, aveva dichiarato che metà degli elefanti stanziali nei territori turistici tailandesi sono illegalmente prelevati dal territorio quando sono cuccioli, spesso e volentieri da parte di bracconieri che, per catturarli, uccidono a sangue freddo le loro madri o membri del loro clan che cercano di proteggerli.
“Direi che tra 100 e 250 elefantini sono catturati in questo territorio ogni anno”, aveva sostenuto coraggiosamente Wiek, un tedesco che lavora da anni per proteggere gli animali abusati della Thailandia.
Aveva poi aggiunto che di norma i cuccioli vengono venduti ad intermediari che li torturano con l’intento di addestrarli, per poi rivenderli ad operatori turistici al prezzo di oltre 7000 dollari ad esemplare. E aveva concluso con un colpo di coda difficile da digerire, affermando che chiunque supporti un turismo di questo tipo è corresponsabile della morte e della tortura di questi animali.
Lo staff della riserva dichiara di essere stato spinto, strattonato, abusato e addirittura sputato addosso dalle forze dell’ordine thailandesi durante il raid della scorsa settimana, durante il quale un quarto degli animali salvati è stato portato via a forza. Molti erano sanguinanti e scioccati.
Uno degli animali sequestrati era il macaco Spartacus, che era stato salvato dal centro dopo essere stato torturato con scariche elettriche, investito da una macchina e ferito da alcuni cani. Un animale con ferite così gravi da causare l’amputazione di un braccio.
“Ci sono voluti tre uomini per immobilizzarlo nella rete e dieci minuti di lotta”, racconta disperato lo staff, “Potevi vedere la paura, la confusione e l’ansia nei suoi occhi”.
Il destino degli animali sequestrati non è chiaro: “Ironicamente, molti dei nostri animali sono stati salvati proprio da questi orribili centri governativi”.
Tra gli animali rubati (perché di questo si tratta) vi sono orsi, macachi, gibboni, civette, leopardi.
“Non ci daremo pace fino a che ciascuno di loro non sarà ritornato a casa”, dichiara ora l’organizzazione. La scusa per il sequestro è stata che l’associazione non era stata in grado di provare da un punto di vista documentale la legalità della detenzione degli animali. Lo staff sostiene che le forze dell’ordine non hanno dato loro la possibilità di mostrare alcun documento.
Nella foto: una tigre ferita viene medicata dallo staff della riserva.