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Reagisce la lobby spaventata dal maremoto antivivisezionista: cosa fare

“La lobby della vivisezione Foundation for Biomedical Research sta chiedendo a tutti i suoi sostenitori (tutti vivisettori) di fare pressione sulla XIV Commissione e sui Ministeri italiani. I vivisettori americani si mobilitano in supporto dei loro colleghi italiani, per timore che anche un minimo e piccolo passo in avanti venga fatto verso l’abolizione della tortura nei laboratori.

Leggi qui la notizia per esteso.

I vivisettori di tutto il mondo temono un cambiamento e temono la forza antivivisezionista che è nata in Italia negli ultimi anni, che ha portato davanti agli occhi di tutti l’orrore nascosto dei laboratori, e così stanno cercando di correre ai ripari. Ma non ci faremo né fermare né intimidire.

Facciamoci sentire anche noi!

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Manifestazione congiunta contro la vivisezione: come è andata?

Sono state centinaia le persone che si sono ritrovate nella giornata di sabato davanti alla sede di Correzzana della Harlan. Tutti insieme per gridare, per l’ennesima volta, il proprio no alla vivisezione.

Di questa importante manifestazione avevamo parlato nei giorni scorsi in questa news.

Promosso da Freccia45, il corteo ha visto la partecipazione non solo di tanta gente comune, ma anche di un nutrito gruppo di associazioni animaliste, tra cui ENPA, LEAL, Movimento Antispecista, Coordinamento Fermare Green Hill, Io Non Ho Paura, Gruppo Vita Animale Milano, Diamoci la Zampa, LAV Milano, Gaia Animali e Ambiente, Ufficio Garante Diritti Animali, e altre ancora. Stavolta non è mancata neppure la presenza dei mezzi di informazione: erano infatti presenti a Correzzana anche cronisti di diversi giornali oltre che troupe del TG5 e della Rai. Inevitabile anche la partecipazione di Striscia La Notizia, che ha fatto del caso Green Hill uno dei punti di forza delle ultime edizioni.

Delle scimmie di Harlan (qui tutte le nostre notizie in merito) intanto, si sa poco o nulla. Che la loro quarantena stia quasi per finire è ormai cosa nota, ma Freccia45 spiega che “Per ora hanno fermato tutto, hanno timore delle proteste”.

Il movimento antivivisezionista italiano si fa sempre più forte e comincia a suscitare mormorii all’interno della “comunità scientifica” ancora favorevole alla scienza nera.

Come ben sottolineato da Geapress, nel corso della manifestazione di sabato sono stati ventilati anche i nomi di alcuni degli “acquirenti” delle scimmie. In pratica, dei vivisettori. Negli ultimi anni gli istituti che hanno utilizzato animali da vivisezionare sono purtroppo numerosi: svariate università (Parma, Ferrara, Modena, La Sapienza), l’Istituto di Ricerche di Biologia Molecolare (Pomezia Terme), l’Istituto Superiore della Sanità, il CNR (Roma), l’INMM (Roma), aziende come Maxer (Colleretto Giocosa, Torino), e laboratori come la Nerviano Medical Science (Milano) e Corit (Torino).

Per le 104 scimmie ancora presenti negli stabilimenti di Harlan si chiede la grazia, si chiede compassione, si chiede libertà. Un obiettivo molto difficile da raggiungere: Harlan difficilmente toglierà le mani da ciò che ha rubato alle foreste e che considera (in base a nessun diritto) suo. E proprio a causa delle mancate spiegazioni in merito al destino degli animali è stata messa in piedi questa nuova manifestazione: l’assenza di risposte in questo senso da parte di Harlan è pesante come un macigno.

Spiega il Comitato Ugda: “Sono state mandate in Senato quasi due milioni di email affinché si legiferi contro la vivisezione che al momento è nel nostro Paese autorizzata, così come sono autorizzate ad operare aziende come Harlan”.

Il Senato, ovviamente, tace.

E allora si continua a marciare e a protestare.

Nella foto: un momento della manifestazione nelle foto pubblicate da Geapress.

Caso Harlan: le scimmie sono ancora imprigionate. E Freccia45 organizza un presidio

È stata diffusa attraverso Facebook la nuova comunicazione dell’associazione Freccia45 in merito alle scimmie detenute nei laboratori Harlan, multinazionale della vivisezione, a Correzzana. Della questione avevamo avuto modo di scrivere diverse volte e non ci eravamo azzardati a parlare di “liberazione” degli animali neppure nel momento in cui era sembrata certa. L’esperienza insegna che una multinazionale come Harlan non è tipo da mollare l’osso molto facilmente, e infatti le scimmie sono ancora prigioniere.

Notizia riconfermata anche da Freccia45 che, come dicevamo, riaccende la miccia della protesta sul social network più famoso del mondo e prepara un presidio per il prossimo sabato 31 marzo. 

Ecco il comunicato.

I MACACHI DI HARLAN – COMUNICATO DI FRECCIA 45

LE SCIMMIE SONO ANCORA IMPRIGIONATE.

PRESIDIO SABATO 31 MARZO ALLE ORE 11,00

davanti alla sede di Harlan di CORREZZANA

in via Enrico Fermi 8.

Oggi 26 marzo 2012 i macachi non sono ancora liberi e il tempo sta per scadere. Nonostante mass media, animalisti e interessati si siano mobilitati per salvare i piccoli animali che, catturati in natura ed ingabbiati, stanno per subire atrocità prima della morte, i giorni sono passati e Harlan non ha ancora liberato i piccoli animali. Freccia 45 si oppone e chiede giustizia.

FRECCIA 45 INVITA tutti gli amanti degli animali contrari alla crudele ed inutile pratica della vivisezione, a manifestare il proprio dissenso partecipando al PRESIDIO che si terrà il giorno SABATO 31 MARZO ALLE ORE 11,00 davanti alla sede di Harlan di CORREZZANA, in via Enrico Fermi, 8.

La quarantena sta per terminare ed Harlan non ha confermato le assicurazioni divulgate dalla stampa.

Se entro 1 settimana i macachi non verranno salvati, verranno inviati ai laboratori di vivisezione per essere torturati e poi uccisi (http://radiobau.it/?p=2104 ).

Freccia 45 invita tutti gli amanti degli animali contrari alla crudele ed inutile pratica della vivisezione, a manifestare il proprio dissenso partecipando al presidio che si terrà il giorno sabato 31 marzo alle ore 11,00 davanti alla sede di Harlan in Correzzana, Via Enrico Fermi, 8.”

L’Italia in piazza contro la vivisezione: ecco come è andata

Ha coinvolto decine di migliaia di persone in tutto il Paese, la manifestazione nazionale tenutasi nelle principali piazze d’Italia nella giornata di sabato per dire no alla vivisezione, e alle fabbriche della tortura come Green Hill e Harlan.

La miccia è stata accesa dall’arrivo in Italia di novecento macachi rubati alle foreste, acquistati da Harlan e destinati ai tavoli degli sperimentatori, la scorsa settimana.

Tutta l’Italia si è mobilitata grazie al serrato tam-tam di internet, ed è difficile, anche a due giorni dall’evento, sapere con esattezza quante persone siano scese in piazza un po’ ovunque: era tantissime.

A Correzzana, il paese del monzese dove ha sede una delle tre filiali italiane di Harlan (e dove sono arrivate le scimmie), c’erano come minimo 700 manifestanti: tra gente comune e associazioni animaliste come LAV, ENPA, GAIA, LEAL, 100% Animalisti, il corteo ha sfilato fino a giungere proprio di fronte alla sede della multinazionale americana. Sede che, ricordiamolo, ospita centinaia di animali destinati alla scienza nera della vivisezione.

Bisogna invece ringraziare l’associazione OCCUPY GREEN HILL per aver dato vita e promosso i cortei in tutto il resto dell’Italia: cinquanta città si sono attivate e lungo tutto il Paese i banchetti contro Green Hill erano decine. 

Sono state raccolte firme contro la fabbrica di beagle di Montichiari: sabato sera se ne contavano già quindicimila, ma si trattava di un bilancio assolutamente provvisorio poiché molte città non avevano ancora terminato la raccolta. Nella serata di domenica la cifra pressoché certa si aggirava sulle cinquantamila firme. Un’enormità.

Montichiari, Trento, Termini Imerese, Napoli (che ha visto anche la firma del sindaco De Magistris, cui va il nostro plauso), Massa Marittima, Palermo, Pisa, Viareggio, Vercelli, Genova, Biella, Roma, Bari, Bolzano, Grosseto, Forlì, Firenze, Chieti, Milano, San Giuliano Milanese, Pomezia, Bolzano, Busto Arsizio, Cagliari, Chieti, Novara, Verona sono solo alcune delle città che hanno raccolto (ciascuna) centinaia (se non migliaia) di manifestanti (e altrettante firme).

Chi non avesse ancora espresso il proprio dissenso alla vivisezione attraverso la raccolta firme, può farlo scaricando un documento pdf a questo indirizzo.

Nel frattempo, domenica mattina, Michela Vittoria Brambilla era presente di fronte al Salone Internazionale della Pelliccia a Milano, il Mi-FUR, dichiarando che annuncerà la presentazione di una proposta di legge contro le pellicce. 

L’Italia si sta svegliando, a quanto pare. Ora finisca di aprire gli occhi.

Nella foto: un manifestante (foto pubblicata da Geapress).

Lega del Cane: verificate la provenienza delle scimmie di Harlan

Comunicato Stampa 

HARLAN, BRAMBILLA, NUOVA INTERROGAZIONE CON LE ASSOCIAZIONI ANIMALISTE: VERIFICARE LA PROVENIENZA DELLE SCIMMIE IMPORTATE NEL NOSTRO PAESE

Quali presupposti siano stati considerati validi per autorizzare l’importazione in Italia, da parte della multinazionale Harlan, di ben 900 macachi destinati alla sperimentazione e in particolare quale documentazione garantisca che gli animali provengono da allevamenti e non siano stati prelevati nel loro ambiente. Lo chiede in una nuova interrogazione ai ministri della Salute, dell’Ambiente, degli Esteri, delle Politiche agricole e forestali, l’ex ministro del Turismo, on. Michela Vittoria Brambilla, in nome del fronte delle associazioni animaliste – Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA), Lega Anti Vivisezione (LAV), Lega Italiana per La Difesa degli Animali e dell’Ambiente (LEIDAA), Lega Nazionale per la Difesa del Cane (LNDC), Organizzazione Internazionale Protezione Animale (OIPA) – ricordando che l’art.3 del vigente decreto 116/1992 vieta la sperimentazione su primati catturati in natura e che le specie coinvolte (Macaca mulatta e soprattutto Macaca fascicularis) sono minacciate dall’espansione incontrollata del loro commercio in Estremo Oriente.

La parlamentare del Pdl chiede inoltre se i ministri non ritengano violato, in questo caso, il sentimento verso gli animali tutelato dal codice penale, “considerata la massiccia partecipazione dei cittadini Italiani alla sorte di questi animali e più in generale alla sperimentazione animale” e se non ritengano opportuno, tutto considerato, bloccare l’importazione delle scimmie.

Nell’interrogazione l’ex ministro ricorda che le specie Macaca fascicularis e Macaca mulatta sono incluse nell’appendice II CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione ) e che gli esemplari giunti in Italia dovrebbero provenire da centri di allevamento e riproduzione in cattività per rifornire i laboratori di sperimentazione e vivisezione. Già nel 2008 il documento “The Crab-eating Macaque (Macaca fascicularis): Widespread and Rapidly Declining, Ardith A. Eudey Asian Section, IUCN/SSC Primate Specialist Group, Upland, CA, US” denunciava il reiterato ed illegale prelievo in natura di esemplari per il costante approvvigionamento degli allevamenti degli animali destinati alla sperimentazione animale nei distretti Cinesi e di molti altri Paesi del sud est asiatico. Per la stessa ragione numerosi primatologi hanno considerato indispensabile rivalutare lo stato di conservazione della specie e hanno ritenuto opportuno che lo stesso impatto del commercio delle specie sia riconsiderato dal Segretariato CITES al fine di garantire maggiore tutela della stessa. In numerosi distretti – prosegue l’interrogazione – sono stati addirittura costruiti gli allevamenti per animali destinati alla sperimentazione in prossimità di aree protette nelle quali i macachi sono invece catturati dai locali, anche attraverso il metodo dell’abbattimento delle foreste. La stessa Autorità di gestione CITES della Cambogia afferma che le scimmie catturate illegalmente e rivendute hanno un valore di mercato che oscilla tra i venti e gli ottanta dollari americani a seconda del peso e delle condizioni degli animali. Anche numerosi osservatori appartenenti ad ONG internazionali hanno denunciato il traffico illegale di macachi catturati in natura e successivamente destinati agli allevamenti e venduti per la sperimentazione. Gli stessi osservatori hanno registrato la presenza di oltre 480 allevamenti tra il Vietnam, il Laos e la Cina che in realtà si riforniscono con animali catturati.

Negli allevamenti, inoltre, è d’uso, per ottenere l’aumento innaturale delle nascite, indurre l’ovulazione nelle femmine allontanando forzatamente e prematuramente dalle madri i cuccioli appena nati: “Un’evidente e grave forma di maltrattamento che nel nostro Paese è considerato un reato”, conclude Michela Vittoria Brambilla.

Piera Rosati

dir. Ufficio Comunicazione e Sviluppo LNDC

[email protected]

Lega Nazionale per la Difesa del Cane

Via Catalani 73, 20131 Milano

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Tel. e Fax 02 26116502

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