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Croce Rossa condannata: rubò i farmaci ai randagi de L’Aquila

Dopoterremoto: tanti sfollati, tanti feriti. Ma non solo umani, anche animali. Cani, gatti, animali da cortile persi, spauriti, traumatizzati, soli. Per questo motivo, dopo il sisma dell’aprile 2009 l’associazione di volontariato AUD, con sede a Milano, aveva donato alla dottoressa Cristiana Graziani, medico veterinario operante a L’Aquila, medicinali ad uso veterinario per un valore di circa 2,500 euro. 

Alla dottoressa Graziani, AUD voleva dare la possibilità di occuparsi dei randagi terremotati della città.

Dice la dottoressa Graziani alla testata giornalistica AGI: “La merce era pervenuta a L’Aquila nel Campo Accoglienza di Centi Colella, gestito dalla Croce Rossa Italiana. Ma detta merce non era mai stata consegnata alla legittima destinataria, benché nella bolla di accompagnamento fossero espressamente riportati i dati del destinatario e nonostante le mie reiterate insistenze. Con futili motivi mi veniva di volta in volta negata la consegna della merce, la quale nel frattempo veniva utilizzata per la cura degli animali di proprietà presenti nell’ambulatorio veterinario del Campo Accoglienza”.

A seguito di questo comportamento assolutamente scorretto era stata richiesta ed ottenuta la citazione in giudizio della Croce Rossa Italiana quale responsabile civile, in quanto Rossano Alberto Rosso, di Roma, comandante della CRI presso il Campo Accoglienza, aveva operato in qualità di responsabile del Reparto Soccorsi Speciali (unità cinofile) della CRI. 

Ieri, Rossano Alberto Rosso e con esso la CRI sono stati ritenuti responsabili di appropriazione indebita di medicinali ad uso veterinario. Rosso è stato condannato a tre mesi di reclusione, pena ovviamente sospesa. 

Dice la dottoressa Graziani: “Il terremoto ha non solo colpito migliaia di persone, ma anche numerosi cani e gatti che sono morti o scappati, perdendo nella maggior parte dei casi il proprio padrone. Vagando tra le macerie hanno cercato di nutrirsi per sopravvivere, ed io e altri volontari avevamo grande necessità di quei farmaci”.

La veterinaria si dice giustamente felice della sentenza, perché per una volta “a pagare non sono stati gli esseri viventi senza voce”.

La CRI è stata condannata in solido con l’imputato al risarcimento dei danni materiali e morali subiti dalla veterinaria per un totale di 3000 euro.