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Ronco Scrivia: cane in gabbia lasciato morire di fame

Troppa neve, troppi impegni: queste sono state le scuse addotte dal padrone di un cane lasciato per mesi chiuso in una gabbia senza cibo. L’animale è morto.

Il proprietario è un muratore 52enne che tempo fa si era appassionato all’allevamento di animali. Aveva pertanto iniziato ad allevare alcuni esemplari su un terreno di Ronco Scrivia. La sua passione era evaporata presto e gli animali sono stati abbandonati a loro stessi.

Quando i carabinieri sono giunti sul posto, nella giornata di martedì, hanno trovato una decina tra bovini, suini e ovini ma soprattutto il cane.

Il cane, chiuso in una gabbia e morto letteralmente di fame e di sete. La causa del decesso è stata constatata anche dai veterinari dell’ASL, presenti sulla scena con i militari.

Spiega il comandante dei Carabinieri: “Lo stesso proprietario ha dichiarato di essersi recato per l’ultima volta su quel terreno un mese fa e che il cane era ancora vivo. Poi però non era più tornato sul posto, adducendo come scusante la presenza di troppa neve e troppi impegni lavorativi”.

La gabbia in cui le forze dell’ordine hanno ritrovato il corpo senza vita del cane misura un metro e mezzo per un metro e mezzo. A circondarla, decine di ossa di animali non meglio identificati e i resti in avanzato stato di decomposizione di una pecora, che potrebbe essere anch’essa morta per denutrizione (o la cui morte potrebbe essere stata con-causata dalla denutrizione).

Non è stato invece ritrovato l’altro cane del muratore, un pastore maremmano. L’uomo sostiene di non vederlo da tempo. 

Sul 52enne pende ora una denuncia per maltrattamento di animali. Ha già ricevuto una sanzione pecuniaria, poiché oltre a quanto appena illustrato deteneva pure alcune gabbie per la cattura dei cinghiali.

Foto: repertorio.

Treviso: cinghiale lasciato in gabbia 3 giorni e poi ucciso dalla Guardia Provinciale

È l’onorevole Andrea Zanoni a segnalare il fatto e a riportarlo, invece, ci pensa Geapress – e anche noi, nel nostro piccolo.

“Apprendo dalla stampa che un cinghiale intrappolato in una gabbia a Posa Crosera, a Pederobba (TV) è stato abbattuto da una Guardia Provinciale dopo tre giorni di atroci sofferenze. Gabbia che, a quanto riferisce una testimone, riportava la dicitura ‘Provincia di Treviso, chiusino n.2’. Sebbene i cinghiali siano animali che qualcuno ha deciso di uccidere, c’è sempre una legge dello Stato che vieta di maltrattarli punendo penalmente i responsabili”.

Oltre che europarlamentare dell’Italia dei Valori, Zanoni è anche presidente della LAC (Lega Abolizione Caccia) del Veneto. 

Quanto da lui raccontato ha dell’incredibile. 

Il cinghiale sarebbe stato intenzionalmente catturato in una gabbia trappola e lì abbandonato per tre giorni, senza cibo né acqua, deperito, ferito dalle lesioni che si era procurato cercando disperatamente di liberarsi. Il tutto nell’indifferenza più totale. 

Quando è stato ucciso era così debole che non riusciva neppure più a reggersi in piedi e si era accucciato sui propri escrementi. 

Ora Zanoni dice di voler andare a fondo, e di aver scritto una lettera al Presidente della Provincia di Treviso per conoscere l’esatto numero di gabbie trappola posizionate sul territorio. Ma non solo: il presidente della LAC vuole anche il nome del responsabile della gabbia in cui il cinghiale è rimasto a marcire. E soprattutto pensa alla denuncia in Procura per maltrattamento di animali.

“Trovo aberrante che in una società come la nostra possano accadere cose del genere. Se i cinghiali devono essere uccisi perché qualcuno ha deciso che fanno danni, non è certo in questo modo barbaro e incivile. Leggo scandalizzato che quella di lasciare i cinghiali catturati per qualche giorno senza cibo né acqua sarebbe una prassi consolidata per indebolirli, in modo che si possano abbattere con più facilità”.

È stata una cittadina a denunciare quanto accaduto. In lei l’etica e la morale hanno fortunatamente avuto il sopravvento e, giustamente, si è chiesta se fosse necessario far soffrire in quel modo un animale ormai inerme, incapace di difendersi. Soprattutto, si è chiesta il perché questi animali debbano per forza essere trucidati, e non semplicemente trasportati in un posto dove possano – anche loro – vivere tranquilli.

Va sottolineato che il cinghiale è stato ammazzato da una Guardia Provinciale, ossia una persona autorizzata dall’Ente pubblico Provincia di Treviso, alimentata dalle tasse di tutti i cittadini. 

Poco tempo fa, sempre in Veneto, due agenti di Polizia Provinciale avevano, anziché soccorrerla e liberarla, ammazzato a pistolettate una volpe ferita presa nella trappola di un bracconiere. L’aguzzino è stato premiato dei suoi sforzi con l’uccisione della sua vittima. Complimenti.

Nella foto: il cinghiale catturato poco prima di essere ucciso.